sabato 30 dicembre 2006

+ grande di noi

Eros, dio dell'amore nella mitologia greca, detto Cupido dai Latini, un dio nato da Afrodite ed Ares ed allo stesso tempo una forza generatrice ed un'attrazione nata dal caos. [...] un sentimento primordiale, insensato, ingiustificato ed appagante che sfugge ad ogni regola logica, tanto potente da causare danni a cui nessuno può porre rimedio, né uomini né dei.



o Amici di Eros, Amici




E' una storia grande questa, a volte più grande di noi. E così  facciamo dei capitomboli, siamo umani, anche mediocremente umani. Si, la nostra autostima morale è in sbandamento, ora. Eccoci al comportamento che inizia a cozzare coll'etica della vita. Thanatos esiste. Non riesci a capire se si stratti di un corpo forte, volitivo che si dibatte negli ultimi aneliti negli ulitmi respiri di vita, o se sia solo una prova, una di un destino che ci sfugge.

C'è il periodo sgraziato dell'adolescenza, non più innamoramento infantile e neppure amore adulto, un ibrido di voci a volte in falsetto a volte profonde, tettine o baffi spelacchiati.

C'è la potenza dell'eros che colma lacune che non dovrebbero essere colmate e che disgrega ciò che sembrava consolidato.

Amanti irresponsabili, superficiali, bambinoni (e considera che c'è una buona metà di accezioni positive per questo, sia pur non quelli di morale e cultura serie e seriose), sperimentatori inesperti di noi.

In questi giorni attraversiamo spazi emodelici dove sono le emozioni a sostituirsi ai neuroni ed alle sinapsi impazzite. Tempeste di emozioni contrastanti, incongruenti, asincrone che si alternano in ordine casuale.

Nulla a caso.

I nostri fisici, i corpi, le membra custodia di animo e spirito, sono grigi, influenzati, acciaccati in questi giorni. La debolezza che ne consegue impedisce reazioni iperergiche, violente, permette l'ascolto e la riflessione. La meditazione. Sul disastro? l'evento? la creazione? cosa scrivere qui? in cui siamo incappati e che non siamo capaci di gestire come coppia consolidata. Non ora. Qualche mese fa sì, non ora. E allora capisci che ciò che crepita, salendo inesorabilmente dal basso, è la crepa del tempo, della vita e della morte.  Non è la morte questa? o solo un istante nella morfosi?

Dalla polvere cosmica siamo scesi a capofitto in liquami organici, in compostiere fermentanti, gli odori e i colori sono poco brillanti, per nulla glamour, ora.

Lo scrivere inizia ad assumere, nel turbinio degli accadimenti, più connotati terapeutici che di conservazione della memoria.



(marinaabramovic)

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