domenica 26 novembre 2006

Ma perché?

E' veramente difficile riassumere due giorni così intensi. L'eros è stato il dispositivo per un viaggio, un viaggio in noi.

Venerdì sera abbiamo rimandato al giorno dopo quel nostro parlare, quel sasso appuntito nelle scarpe,che era lì da molti giorni. Sabato abbiamo fatto l'amore un paio di volte, la mattina. prima di uscire precipitevolmente a fare provviste. Via in auto, per colli lontani, posti sperduti. Mulini ad acqua e pietra, un caseificio flagellato dal vento, in cima al mondo, e poi via, nei boschi fino ad una macelleria, carni per viziosi della gola. Siamo tornati a casa, per non uscirne più.


Ed ogni volta che ci rilassavamo, ci abbandonavamo, era soave ritrovarsi, quella voglia di noi struggente. Non bastano le mani per le carezze, non basta il fiato, non bastano gli occhi per guardarti, amore mio.

E dopo lo scoparsi prima soave e poi furioso, quel nodo in gola si allentava, si scioglieva ad ogni sprofondare di membra, la lussuria serva del fondersi di anime.

E' stato un parlare con-fuso, interrotto dal cibo, dal sonno, dall'eros matto.

Capire cos'è successo sabato 18.

Non è facile trovare un filo logico. Non c'è stato un filo logico. C'è una matassa aggrovigliata di filo, per terra. Domande improvvise, risposte che non venivano.

Ci siamo presi un bello spavento, per quel capitombolo. Siamo andati giù veloci, ma non sapevamo sciare per quelle discese. Principianti che sono andati a sciare con dei maestri di sci.

Eppure nei nostri momenti di transe erotica, stravolti dal piacere, ce lo siamo detti, occhi negli occhi, che succederà, che vogliamo che succeda.


AMan, non lo so, non lo so. Mi sono buttata, io sono fatta così, non ho capito perché abbia goduto così. Con un uomo che, sostanzialmente, non mi piaceva neppure. Ho un senso generale di smarrimento.

Paradossalmente ti ho invidiata. Ho invidiato la tua potenza, quel godere che se ne fregava di tutto. Godevi. MI faceva male vedere quando lui era sopra di te. Mi piaceva quando lo hai scopata. Eri bella, selvaggia, nella tua cavalcata. Ti ho invidiata così potente.

AMan, eravamo in quattro ma non ho sentito il gioco di gruppo. E' come se ci fossimo scopati ciascuno, da solo, un altro.

Io devo capire. Non lo so come si fa questo gioco. E' solo la prima volta che è successo. Forse vuoi una coppia con cui essere amici intimi?

Non so, forse no. Direi di no. Ma perché lo vuoi, orsone?

Strano, chi ce lo fa fare. Siamo così felici, noi. Due giorni così. persi in noi. Chi ce lo fa fare, hai ragione. Siamo sentimentali, tu ed io. Non ci lasciamo andare così facilmente. E vorrei che arrivassimo a quel godere laido, selvaggio, porco e amorale. A quelle cose, a quei grovigli che in due non potremo fare mai. Godere come un maiale, come una troia. Poi, poi, sarà tutto soave. Forse diventerà meno stra ordinario.

A-Woman, ci saranno dei momenti in cui saremo soli. Non te lo nego. Alla fine è un viaggio in noi. La tua aura sarà separata dalla mia. Questo è parte del gioco. Sarà un separarci per ritrovarci. Come in questi giorni. In queste due settimane in cui siamo  di nuovo in cima a tutto.

Mi dicevi che hai fatto il pieno. Io non l'ho fatto il pieno, purtroppo. Mi ha fatto male, sono spaventato, demoralizzato e deluso. E ora non puoi lasciarmi da solo.

Sei uno stronzone, AMan.

Sai che mi sono preso un bello spavento. Ma se pensi che sia la prima difficoltà a farmi desistere...

Per arrivare al successo ci vuole tenacia e sbagliare e sbagliare. E sarà bello sbagliare e imparare. A-Woman, non lasciarmi solo. Io ti porterò per mano ma tu vieni.

Sei matto, AMan. Mi sono innamorata di un matto.

Me lo ridici? Aggiungi qualche bacetto, ecco, qui sulla guancia sinistra, vicino all'orecchio. Sono il tuo matto. E lo vedo, lo vedi il nostro amore. Vuoi una vita pepata? Ce la mettiamo la creatività, la curiosità?

Mi piace, sai, AMan. Mi piaci, mattone

Ricordi, in cima alla vedretta. Sbuffavi, salivi un passo dopo l'altro.

Era dura. Era durissima

Salivi ed avevi quel sorriso.



AMan mi ha preso con forza, mi ha praticamente ribaltata, sulle sue cosce, m'ha presa per i capelli.

Avevi quel sorriso. E poi ricordi, stronzona, com'eri fiera quando l'hai raccontato al tuo babbo, ricordi?

Certo, che gioia. Ero orgogliosissima.

L'abbiamo lasciati lì la Presanella. Dobbiamo arrivare ancora in cima. E poi il Bernina.

7 commenti:

GcomeGiorgio ha detto...

Be', la strada e' cominciata, sta a voi decidere (insiemeeee) quanta percorrerne... :)

Issima67 ha detto...

Abbiamo imparato il decoro del fuoco, la strana simmetria della fiamma, il calore azzurro al centro delle cosce, il rosso tremolante dei fianchi, & l'oro cereo dei seni illuminato da dentro, dalla lanterna tra le costole.



Ti strappi da me come un ramo che vuole essere innestato in un albero da frutto, pesca & pera incrociate, fico & banana servito su un piatto solo, la foglia & la lumaca luminosa che vi si attacca.



Abbiamo imparato che separarsi può voler dire unirsi, che può essere il tremolio della fiamma ad accenderla, che il vecchio decoro dell'amore... morire nella poesia, lasciando l'amante sola con la penna... era un'antica menzogna.



E così abbiamo scacciato il malocchio:

devi essere felice per creare;

devi lasciar morire l'amore per scrivere;

devi perdere la gioia per trovare la poesia...

& abbiamo riscritto la nostra vita col fuoco.



Vedi questo manoscritto coperto di parole color carne? E' stato scritto in inchiostro simpatico ed esposto alla nostra fiamma.



Le parole sono annerite sulla pagina mentre affondavamo l'uno nell'altro. Siamo inchiosro & sangue & tutte le cose che macchiano. La nostra pelle diventa d'oro, ci abbronziamo a vicenda come soli.



Esponimi alla luce;

vedrai poesie.

Tienimi al buio;

vedrai la luce.





Una poesia di Erica Jong



:-)

Ggioia ha detto...

E dopo il Bernina... le Ande e l'Everest...

AWomanAMan ha detto...

x GcomeGiorgio:

Non è semplice come poteva apparire. Le difficoltà e come superarle sta tutto nelle nostre teste



x Issima 67:

Grazie per la letteratura molto apprezzata



x Ggioia:

'spetta, prima finiamo quel che dobbiamo finire

Issima67 ha detto...

Frase su cui riflettere a fondo:



"Aman eravamo in quattro ma non ho sentito il gioco di gruppo...."



Già... sembrerebbe che i vostri mentori avessero altro per la testa... tutto fuorchè giocare una partita insieme!!



Il gioco di gruppo è fondamentale per maturare eventualmente uno scambio fiducioso... se non c'è gioia per tutti la catena si spezza... fate caso.. a turno è toccata ad entrambi questa esperienza... e in tutte e due i casi non c'era stato alcun quadrato perfetto.



Difficile... ma non impossibile.



Baffobp ha detto...

Oggi è il giorno delle citazioni, Reinhold Messner rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva che cosa si prova in cima a una montagna:

"Non lo considero un punto particolarmente importante. La cima è solo l'inizio della discesa. Da quel momento non ci si allontana più, ci si riavvicina. Il grande problema della salita è che più sali più ti allontani dalla "casa", dal calore, dagli amici".



La gioia di essere in cima è il sapere che poi si torna "a casa" al calore ed alla gioia della quotidianità, bisogna volare alti ma ogni tanto scendere se no si rischia di bruciarsi le ali, di essere novelli Icari.



Un abbraccio AM e AW, un caloroso abbraccio.

AWomanAMan ha detto...

x Issima67:

Ne abbiamno parlato. Ogni coppia hai il suo modo di fare sesso, come lo chiamiamo, ancora "di gruppo", plurimo? sicuramente loro MOLTO più esperti e pratici. Anche se sono stati carini e hanno cercato di metterci a ns agio, facendo condurre a noi l'inizio.

Si, è una cosa difficile. E la difficoltà né è il gusto. Pensa che tristezza se fosse così banale, come farsi un ditalino o 'na sega. Non darebbe alcun gusto.



x Baffobp:

La cima è solo l'inizio della discesa. E' la piccola morte. E' il passaggio dalla tensione dell'attesa alla spossatezza, al pensiero per il ritorno.

Eppure un'ascensione è fatta pure della discesa silenziosa. E' il rito nella sua interezza che ha un senso.

Ecco perché ci sono idiozie assolutamente prive di senso come l'eliskiing o la salita con i mezzi a fune.

Sai come si gode, la vetta. Anticipando la partenza di un paio d'ore. Fermandosi in vetta, lasciando chetare, sedimentare le emozioni e l'adrenalina dello sforzo della salita. Riposandosi, facendo un piccolo pisolo. Cambia molto, poi, l'esperienza di vetta.