giovedì 13 luglio 2006

Ho voglia - 2

AMan, nell'immobilità di pelvi, si era divertito a muoverle il bacino prima e poi, concetrando tutta l'energia inespressa, a muoverle, colla mano destra, il tappo rosa conficcato nei suoi glutei. Ad ogni pressione un gemito. Ora era tutto più silensioso. Udiva il respiro, più regolare, calmo, dal viso vicino di lei distesa, abbracciata al suo busto.



AWoman, dovrai gustare anche altre minestre, prima o poi, no!? All fine, la solita minestra stufa. No!?



AWoman era rimasta sorpresa da quell'affermazione, quasi disturbata.



Cosa intendi per altre minestre?

Hai capito benissimo

Te le do io le minestre. E i minestroni

Non sto mica scherzando. Ti piacerebbe?

Si, mi piace anche il minestrone. E la zuppa. Me li assaggio.

Nananana cara. Non parlo di assaggi solitari. Lo so che potresti essere capace. Il menù lo sceglieremo e lo gusteremo insieme. E ora, che fai? la sorniona? Mi prendi in giro, eh!? Tu infilerai il mio cazzo nel pertugio di qualcun'altra. E poi infilerò qualche cazzo nei tuoi. Promesso.



Un duetto di parole, la solita schermaglia tra il dovrei ed il vorrei, tra il corretto e l'autentico. AMan aveva accumulato un credito nei confronti di AWoman e intendeva riscuoterlo. A prescindere della sua arresa sudata.

La prese, di forza, la sollevò.



Adesso ho voglia di sbatterti. Ti sbatto, porca.

Amo quando mi sbatti. Cazzo se mi piace. Dai, sbattimi, dai.



AWoman col tappo rosino, aggrappata ad AMan, si ritrovò quasi subito supina. Le gambe aperte, divaricate, lui tra le grandi labbra, tra le grandi gambe, tra le sue grandi voglie. Ora traeva a sé il bacino, lo conduceva con foga fino a provocare quei rumori goffi di carni, di ventri che sbattono. Colle mani. A volte, per aumentare il vigore, colle gambe.



Sentì i rantoli di UnUomo. Così, tra le sue gambe, l'uomo tra le sue grandi labbra, passò dal movimento sincopato e rude alla stasi, all'arresa, sudata di fiato, salata, teneramente sapida.



Mi potrei addormentare in te, ciccia.



Istanti un po' ubriachi, non sai se pochi o se fuggitivi nella giornata che viene. AMan si era quasi in parte ridestato dal torpore, ritorno dal sogno. Osservava, perso, quel rosa celato sotto la potta, nel culo di lei.

Era successo.



Ti faccio una foto, AWoman.

No.

Hai un culo meraviglioso. Un culetto tappato. Che da gioia. Dai!

No. E' tardi, dobbiamo andare. Te le do io le minestre.

1 commento:

xoxLucretiaxox ha detto...

:-) Mi spiace tu non riesca ad accedere al mio blog,

grrrr....non ho proprio idea da cosa dipende....



Bello bello questo raccontino.

Di prima mattina...

mmmmm...